“Quelli che sono..” siamo tutti noi. Durante questi mesi di emergenza, ognuno di noi si è ritrovato catapultato in una narrazione, da parte dei media e dell’opinione comune, che lo ha catapultato all’interno di una categoria (uomo, donna, italiano, europeo, cinese, positivo,negativo, bambino, giovane, anziano, immunodepresso, sano, malato). Questo ha involontariamente acuito la mia percezione delle suddette categorie prima ancora della percezione della persona stessa. Oggi ognuno ha tratto le sue conclusioni su ciò che viviamo e abbiamo vissuto e io non posso fare a meno di pensare che il mio occhio tende a posarsi facilmente su “quelli che sono..” i più fragili: coloro che sono in piedi ma sembrano piegarsi. Coloro che sono saggi, ma sembrano scriteriati. Coloro che sono i padri ma in questo momento sono accuditi come figli. I fragili, i deboli, i soli, oggi bussano alla porta più forte del solito. E li riconosco. Sono “quelli che..”
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