Il dominio delle altitudini da parte dell’uomo ha inaugurato sin dalla sua nascita la conquista degli spazi ver-ticali. Il traffico dei cieli costituisce oggi uno dei più significativi mutamenti della concezione antropologica del paesaggio, prefigurando il futuro sconfinamento di massa dell’uomo nello spazio. Laddove spereremmo di non avere riferimenti che ricordassero il tempo che stiamo vivendo le scie di condensazione definiscono la geometria del conflitto tra tecnologia e natura. Durante il ‘lockdown’ abbiamo dovuto concedere alla natura una quiete rigenerante, limitando i nostri traffici e la frenesia collettiva. Le finestre delle nostre abitazioni sono diventate soglie da cui poter osservare, nella limitazione dei corpi, il risveglio di una primavera lussureggiante; grazie ad esse, fermi in un presente percepito come immobile, abbiamo immaginato risposte ai quesiti di un futuro imponderabile.
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